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Genesi
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(Testo CEI74)

33
L'incontro con Esaù

Poi Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i figli tra Lia, Rachele e le due schiave; mise in testa le schiave con i loro figli, più indietro Lia con i suoi figli e più indietro Rachele e Giuseppe. Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello. Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. Poi alzò gli occhi e vide le donne e i fanciulli e disse: «Chi sono questi con te?». Rispose: «Sono i figli di cui Dio ha favorito il tuo servo». Allora si fecero avanti le schiave con i loro figli e si prostrarono. Poi si fecero avanti anche Lia e i suoi figli e si prostrarono e infine si fecero avanti Rachele e Giuseppe e si prostrarono. Domandò ancora: «Che è tutta questa carovana che ho incontrata?». Rispose: «E' per trovar grazia agli occhi del mio signore». Esaù disse: «Ne ho abbastanza del mio, fratello, resti per te quello che è tuo!». Ma Giacobbe disse: «No, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché appunto per questo io sono venuto alla tua presenza, come si viene alla presenza di Dio, e tu mi hai gradito. Accetta il mio dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!». Così egli insistette e quegli accettò.

Giacobbe si separa da Esaù

Poi Esaù disse: «Leviamo l'accampamento e mettiamoci in viaggio: io camminerò davanti a te». Gli rispose: «Il mio signore sa che i fanciulli sono delicati e che ho a mio carico i greggi e gli armenti che allattano: se si affaticano anche un giorno solo, tutte le bestie moriranno. Il mio signore passi prima del suo servo, mentre io mi sposterò a tutto mio agio, al passo di questo bestiame che mi precede e al passo dei fanciulli, finché arriverò presso il mio signore a Seir». Disse allora Esaù: «Almeno possa lasciare con te una parte della gente che ho con me!». Rispose: «Ma perché? Possa io solo trovare grazia agli occhi del mio signore!». Così in quel giorno stesso Esaù ritornò sul suo cammino verso Seir. Giacobbe invece si trasportò a Succot, dove costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per questo chiamò quel luogo Succot.

Arrivo a Sichem

Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che è nel paese di Canaan, quando tornò da Paddan-Aram e si accampò di fronte alla città. Poi acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda. Ivi eresse un altare e lo chiamò «El, Dio d'Israele».

(Testo TILC)

33
Giacobbe incontra Esaù

Giacobbe scrutò l'orizzonte e vide che Esaù avanzava con quattrocento uomini. Allora divise i figli in tre gruppi tra Lia, Rachele e le due serve. Mise davanti le due serve e i loro figli, dietro Lia e i suoi figli e, come ultimi, Rachele e Giuseppe. Egli stesso passò davanti a tutti e si inchinò sette volte fino a terra prima di arrivare vicino a suo fratello.
Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, se lo strinse al petto, lo baciò e piansero. Quando Esaù vide le donne e i bambini chiese:
- Chi sono questi che ti accompagnano?
- Sono i figli che Dio ha dato a me tuo servitore, - rispose Giacobbe.
Allora si avvicinarono le serve con i loro figli e si inchinarono. Poi si avvicinarono e si inchinarono Lia e i suoi figli e infine fecero lo stesso Rachele e Giuseppe.
Esaù chiese:
- Perché hai mandato avanti quei greggi che ho incontrato?
- Volevo ottenere da te una buona accoglienza, signor mio! - rispose Giacobbe.
- Ma, caro fratello, - rispose Esaù, - io ho beni a sufficienza! Tieniti pure i tuoi.
- No! Te ne prego! - si mise a insistere Giacobbe. - Se veramente non mi serbi alcun rancore, accetta il regalo che ti faccio. Incontrare te è stato per me come incontrare Dio, perché mi hai accolto amorevolmente. Accetta perciò, ti prego, il regalo che ti ho mandato, perché Dio è stato generoso con me e io ho di tutto in abbondanza.
Tanto insistette che Esaù finì con l'accettare e gli disse:
- Su! Mettiamoci in marcia; io ti accompagnerò.
- Ma tu sai, signor mio, - obiettò Giacobbe, - che i miei figli sono delicati e che le mie pecore e le mie mucche allattano i piccoli. Se forzo l'andatura di questo bestiame, anche solo per un giorno, morrà tutto quanto! Perciò, mio signore, ti prego, vai avanti a me, tuo servitore. Io invece procederò lentamente, secondo il passo del bestiame e di questi fanciulli, finché ti raggiungerò a Seir.
Esaù disse:
- Ti lascerò a disposizione almeno una parte della gente che mi accompagna.
- Non è il caso, - rispose Giacobbe; - a me basta avere avuto una buona accoglienza presso di te, mio signore.
Così in quello stesso giorno Esaù ritornò sui suoi passi verso Seir. Giacobbe invece si avviò verso Succot dove costruì una casa per sé e fece alcune capanne per il suo bestiame. Perciò chiamò quel luogo Succot (Capanne).

Giacobbe in Canaan

Di ritorno dalla Mesopotamia, Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, in Canaan, e si accampò di fronte alla città. Poi comprò dai discendenti di Camor, fondatore di Sichem, quella parte di terra dove aveva piantato le sue tende. La pagò cento pezzi d'argento. Costruì un altare e lo chiamò 'El, il Dio d'Israele'.

(Testo CEI2008)

33
Riconciliazione e separazione tra Giacobbe e Esaù

Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i bambini tra Lia, Rachele e le due schiave; alla testa mise le schiave con i loro bambini, più indietro Lia con i suoi bambini e più indietro Rachele e Giuseppe. Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello. Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. Alzàti gli occhi, vide le donne e i bambini e domandò: «Chi sono questi con te?». Giacobbe rispose: «Sono i bambini che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo». Allora si fecero avanti le schiave con i loro bambini e si prostrarono. Si fecero avanti anche Lia e i suoi bambini e si prostrarono e infine si fecero avanti Giuseppe e Rachele e si prostrarono. Domandò ancora: «Che cosa vuoi fare di tutta questa carovana che ho incontrato?». Rispose: «È per trovar grazia agli occhi del mio signore». Esaù disse: «Ho beni in abbondanza, fratello mio, resti per te quello che è tuo!». Ma Giacobbe disse: «No, ti prego, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché io sto alla tua presenza, come davanti a Dio, e tu mi hai gradito. Accetta il dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto!». Così egli insistette e quegli accettò.
Esaù disse: «Partiamo e mettiamoci in viaggio: io camminerò davanti a te». Gli rispose: «Il mio signore sa che i bambini sono delicati e che devo aver cura delle greggi e degli armenti che allattano: se si affaticassero anche un giorno solo, tutte le bestie morirebbero. Il mio signore passi prima del suo servo, mentre io mi sposterò con mio agio, tenendo il passo di questo bestiame che mi precede e dei bambini, finché arriverò presso il mio signore in Seir». Disse allora Esaù: «Almeno possa lasciare con te una parte della gente che ho con me!». Rispose: «Ma perché? Basta solo che io trovi grazia agli occhi del mio signore!». Così quel giorno stesso Esaù ritornò per conto proprio in Seir. Giacobbe invece partì per Succot, dove costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per questo chiamò quel luogo Succot.

Arrivo a Sichem e violenza a Dina

Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che è nella terra di Canaan, al ritorno da Paddan-Aram e si accampò di fronte alla città. Acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda. Qui eresse un altare e lo chiamò «El, Dio d'Israele».

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